La blockchain può aiutare chi opera nel sociale?

Crescono i casi di utilizzo delle blockchain nell'ambito di iniziative umanitarie o ad impatto sociale. Ma non ci sono solo vantaggi Disintermediare la logistica e le filiere, rendere trasparenti le donazioni, crittografare file per denunciare reati alle autorità: si moltiplicano i casi di applicazione della tecnologia blockchain nel settore sociale. Sulla blockchain, ogni azione è una transazione finalizzata ad una ricompensa. Un do-ut-des che vale sia per l’infrastruttura tecnologica in sé che per gli algoritmi automatizzati (smart contract) che nell’infrastruttura vengono inseriti. La domanda allora è: si tratta di una logica compatibile con il sociale?

Il problema dei Generali bizantini e la soluzione di Nakamoto

Davanti ad una cittadella assediata, più di tre generali con le proprie truppe devono coordinarsi su quando attaccare o ritirarsi. Sanno che i messaggi potranno essere manomessi, i messaggeri uccisi, che qualcuno potrà tradire. Il problema informatico dei Generali bizantini, uno dei più famosi nel calcolo distribuito, ha un frame di guerra. È, di fondo, un problema di fiducia. 

La blockchain inventata nel 2009 da Satoshi Nakamoto, o chiunque sia/no stato/i dietro questo nome, ha risolto il problema con la proof-of-work, la “prova di lavoro”: il messaggio viene criptato all’interno di un problema matematico molto difficile, che mette tutti al lavoro simultaneamente. Chi lo risolve per primo, dopo una serie di tentativi, trasmette il procedimento agli altri che lo verificano: se la soluzione viene ritenuta valida dal 51% dei nodi della rete, il risolutore riceverà una ricompensa in criptovaluta e l’attacco o la ritirata avranno luogo in modo simultaneo.

La blockchain è infatti una “catena di blocchi” che contiene transazioni criptate: per evitare di affidarsi (e fidarsi di) un unico intermediario, il registro delle transazioni viene distribuito in tante copie identiche su una rete di computer: per aggiungere altri blocchi alla catena, e quindi modificare il registro, occorre trovare un consenso tra tutti i nodi, ovvero i computer, della rete. 

 

Blockchain e sociale: gli esempi

Nel 2019 l’Unicef ha lanciato il proprio CryptoFund di Bitcoin ed Ether. Tra le startup già finanziate, l’indiana StaTwig, il cui Vaccine Ledger è stato nominato bene pubblico digitale dal segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, a maggio 2022. Vaccine Ledger è una piattaforma di gestione della catena di approvvigionamento dei vaccini che combina Internet of Things e blockchain per rendere completamente trasparente la filiera di distribuzione: i dati di ogni singola dose vengono registrati in blockchain, elaborati, geolocalizzati e monitorati in tempo reale, così come ogni transazione. Diventa quindi molto difficile contraffare, rubare, commerciale illegalmente le dosi e al contrario è possibile controllarne in ogni momento la temperatura e le condizioni di conservazione.  

Circles of Angels, sviluppata dall’argentina Atix Labs, è invece una piattaforma open-source per favorire la trasparenza delle raccolte fondi a impatto sociale attraverso la registrazione in blockchain delle transazioni e dell’avanzamento dei lavori di ciascun progetto. Nato come B2C, si sta spostando sul B2B con l’implementazione di API da far inserire sui siti delle imprese o organizzazioni interessate.  

Tra le iniziative finanziate dal fondo Unicef nel 2022, XOneFi, prima piattaforma open-source di condivisione wi-fi basata su blockchain, che punta a portare la banda larga in Nigeria. La blockchain servirà a gestire autenticazioni e sessioni di connessione attraverso gli smart contract nonché a registrare le transazioni: gli utenti potranno ridurre il costo di connettività condividendolo. 

Circles of Angels, sviluppata dall’argentina Atix Labs, è invece una piattaforma open-source per favorire la trasparenza delle raccolte fondi a impatto sociale attraverso la registrazione in blockchain delle transazioni e dell’avanzamento dei lavori di ciascun progetto. Nato come B2C, si sta spostando sul B2B con l’implementazione di API da far inserire sui siti delle imprese o organizzazioni interessate.  

Tra le iniziative finanziate dal fondo Unicef nel 2022, XOneFi, prima piattaforma open-source di condivisione wi-fi basata su blockchain, che punta a portare la banda larga in Nigeria. La blockchain servirà a gestire autenticazioni e sessioni di connessione attraverso gli smart contract nonché a registrare le transazioni: gli utenti potranno ridurre il costo di connettività condividendolo. 

Un’opportunità per il sociale e per la nostra cooperativa

La tecnologia blockchain, pur nascendo in un contesto competitivo ed economico, sta dimostrando di avere un potenziale rilevante anche per il mondo del sociale. Le sue caratteristiche di trasparenza, tracciabilità e disintermediazione possono diventare strumenti preziosi per garantire fiducia, equità e responsabilità nelle azioni di cooperazione e solidarietà. Tuttavia, è fondamentale che questa tecnologia venga adottata con uno spirito critico, valutandone impatti reali e compatibilità con i valori umani e comunitari.

Come Amore Cooperativa, crediamo che l’innovazione possa e debba essere al servizio delle persone. Per questo guardiamo con interesse a strumenti come la blockchain, non come fini, ma come mezzi per rafforzare il nostro impegno quotidiano: offrire servizi trasparenti, costruire reti di fiducia con i cittadini e valorizzare ogni forma di partecipazione attiva. In un’epoca in cui la fiducia è sempre più un bene raro, le tecnologie che ne promuovono la ricostruzione possono diventare alleate preziose del nostro lavoro sul territorio.

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